martedì 26 luglio 2011

Una goccia d'acqua lungo la schiena

Quanti di noi oggi giorno sono convinti che non ci si debba meravigliare più di nulla? Direi la maggior parte di noi, forse la quasi totalità di noi pensa questo: è come se avessimo deciso, in una deriva socio-culturale, che tutto quello che succede intorno a noi possa scorrere come scorre una goccia d'acqua sulla nostra schiena, a volte può darti un brivido, ma dura un'attimo ed una volta arrivata in fondo è passata senza lasciare traccia. E' come se tutti insieme avessimo deciso di pensare ognuno alla propria vita infischiandosene anche di chi vive a più stretto contatto con noi, come se l'ignoranza e l'indifferenza del mondo esterno potesse consentirci di vivere tranquilli al sicuro da tutto.
Ebbene, ritengo che non sia possibile continuare a vivere in questo modo. Io mi voglio meravigliare, anzi, mi voglio indignare fortemente per tutto quello che c'è di marcio nel mondo in cui vivo e vorrei spingere tanti altri ad indignarsi per il marcio che ci circonda. Vorrei che tutti si indignassero al punto tale che fatti come quello di Oslo di pochi giorni fa, fatti generati solo dal fanatismo e dall'odio razziale, non accadessero più perché certi sentimenti sarebbero stroncati sul nascere. Vorrei che ognuno di noi si indignasse quando sente parlar male di uno straniero, di un omosessuale o di chi professa una religione diversa dalla nostra, solo perché questi individui hanno la sola colpa di pensarla in maniera diversa da noi su certi temi o che siano per forza di cose diversi da noi perché la natura glielo ha imposto.
Vorrei che ognuno di noi pensasse, all'inizio anche solo per un minuto, di essere semplicemente un elemento dell'enorme puzzle che compone il nostro mondo: nessun pezzo è uguale all'altro, ma tutti sono importanti allo stesso modo per la sua completezza; se un solo pezzo venisse a mancare il puzzle non potrebbe mai essere ultimato. L'unico modo per tenere insieme il tutto è vivere in armonia con chi ci sta intorno, riconoscendo ed accettando le differenze dell'altro per far si che anche le nostre siano riconosciute ed accettate. Dovremmo cominciare ogni giornata pensando che non esiste nessun "pezzo" che sia più importante di un altro, ma che ognuno di questi pezzi è fondamentale per la vita del nostro universo.


Ogni volta che assistiamo ad un'ingiustizia, non lasciamo che scorra sulla nostra coscienza come una goccia d'acqua sulla nostra schiena.

giovedì 21 luglio 2011

Forse qualcosa è cambiato....... Ma forse no

Questa mattina ho appreso quasi con stupore la notizia dell'autorizzazione a procedere all'arresto del deputato parlamentare Alfonso Papa. Se la memoria non mi inganna è la prima volta da ventisette anni non si è fatto sfoggio del tanto millantato garantismo per salvare dal carcere un parlamentare sospettato di reato. Per la prima volta da venisette anni, finalmente, la giustizia potrà fare il suo normale corso anche per un parlamentare.


In un primo momento mi sono rallegrato di questa notizia pensado che forse, finalmente si fosse iniziato ad instaurare un processo di cambiamento nella gestione di certi privilegi da parte del parlamento. Però, mentre alla Camera si autorizzava l'arresto di papa, al Senato della repubblica si respingeva quello di un altro parlamentare, questa volta un senatore, Alberto Tedesco, appartente allo schieramento dell'opposizione, mentre Papa è della maggiornaza. La situzione, già anomala dal principio vista la voluta forzatura della coincidenza delle due votazioni, si è confermata ancor più anomala visto l'esito delle stesse, che oltretutto sono avvenute contro ogni logica a scrutinio segreto. La ragione avrebbe voluto che l'esito fosse stato lo stesso, ma così non è stato.Papa potrebbe essere l'agnello sacrificale, lo specchietto per le allodole, potrebbe essere semplicemente lo strumento per una mera macchinazione politica da usare contro il nemico al momento giusto.
Come al solito c'è qualcosa di poco chiaro anche in questa vicenda, qualcosa che si può capire solo dall'interno; di sicuro la considero un'altra sconfitta per la nostra democrazia, se poprio vogliamo essere buoni, una mezza sconfitta.


Attendo fiducioso il giorno in cui le cose cambieranno veramente.

martedì 19 luglio 2011

Ne vale la pena?

Grazie agli ultimi incentivi per l'energia pulita, ed in particolare per gli impianti a biomasse, stiamo assistendo in Italia ad una vera e propria rivoluzione. Anche la provincia di Siena, nota in tutto il mondo per la bellezza dei suoi paesaggi e per la bontà dei propri prodotti agricoli, sta cedendo al fascino di questa concessione di soldi facili da parte dello stato.
In questo periodo sono molto di moda infatti gli impianti a biogas che sfruttano il gas metano prodotto dalla fermentazione di mais, triticale e sorgo per alimentare dei generatori elettrici e ricavare denaro dalla vendita dell'energia prodotta all'Enel e dai suddetti incentivi.Se ad una prima analisi tutto questo possa sembrare bello ed innovativo, in realtà significa che da oggi in poi e per almeno i prossimi quindici anni, le nostre terre saranno profondamente sfruttate da colture intensive (e da tutto quello che ne potrà derivare) che produrranno cereali, non per l'alimentazione di uomini o animali, ma per la produzione di energia elettrica.
In tutto questo io considero in primis abominevole il concetto di sfruttare terreni agricoli che da secoli producono il nostro cibo, per la produzione di energia elettrica, in secondo luogo, lo sfruttamento intensivo porterà alla distruzione della capacità produttiva di tutti i nostri terreni e molto probabilmente anche del paesaggio, per non parlare dei problemi di inquinamento del suolo e delle falde acquifere che ne potrebbe derivare.


A questo punto vorrei porre delle domande a tutti noi:


Siamo sicuri che questo tipo di energia sarà quella che ci proietterà in un futuro migliore? Siamo davvero disposti a far usurpare le nostre terre per arricchire pochi privati? Siamo ancora sicuri di lasciare nelle mani dei nostri amministratori il potere di decidere su questi temi così importanti? Siamo sicuri che ne valga davvero la pena?


La mia riposta è no!